L'Ascesa al Calvario

Argenti

L’armatura del soldato che precede Gesù nell’ascesa al Calvario è formata da una corazza, un gonnellino a frange e due spallacci, tutti in lamina d’argento martellata e decorata da motivi ornamentali eseguiti a sbalzo e cesello. E’ opera di un argentiere trapanese rispondente alle iniziali M.T. che possono riferirsi a Mariano o Michele Tombarello, documentati nella seconda metà del secolo XVIII (c. 1760). Propendo per Michele poiché fra le due iniziali è posto un puntino, forse indicante la vocale i.Nella corazza, prodotto di alto pregio artistico ed eccezionale fattura, l’autore si rivela abilissimo nel lavorare l’argento e padrone della tecnica a sbalzo che adopera per far rilevare sulla lamina martellata volute e grandi fiori, di gusto barocco: anemoni, margherite, tulipani, più o meno stilizzati.Sono quei fiori che Maria Accascina ritiene tipici dell’artigianato trapanese (Oreficeria… 1974, p. 288) e che si ritrovano sul busto reliquiario di San Tommaso del Duomo di Marsala (L. Novara, Tesori… 1988, p. 192) del 1717 o che lo stesso Tombarello sbalza sul vestito della statua di Sant’Alberto del Santuario dell’Annunziata di Trapani.Un’attenzione particolare Tombarello dedica ai quattro mascheroni che pone sui due spallacci e sotto gli scolli, anteriore e posteriore, della corazza, motivo ricorrente nella decorazione tardo-rinascimentale. Una finta bandoliera a nastro, eseguita a sbalzo, percorre trasversalmente j le superfici anteriore e posteriore della corazza e si chiude sul davanti con una 1 fibula.II lembo del gonnellino e dei due spallacci è ornato da una guarnizione di frange a nastro (in lamina d’argento sbalzato e decorato da volute) che si slargano in punta per ospitare un elemento floreale dentro cui è applicata una pietra colorata.Nella marchiatura non compare l’anno del consolato dell’argentiere rispondente alle iniziali AM, Angelo (La) Monica, forse il 1766, lo stesso in cui furono eseguite le tre sciabole dello stesso Mistero (4.14.10.), marchiate con identica sigla AMC.Il gonnellino ha subito nel 1925 un’aggiunta laterale come indica l’iscrizione: 1925 PROMOTORE C. S. L’armatura è scomponibile in sei parti per consentire di «vestire» più agevolmente la statua.Sono quei fiori che Maria Accascina ritiene tipici dell’artigianato trapanese (Oreficeria… 1974, p. 288) e che si ritrovano sul busto reliquiario di San Tommaso del Duomo di Marsala (L. Novara, Tesori… 1988, p. 192) del 1717 o che lo stesso Tombarello sbalza sul vestito della statua di Sant’Alberto del Santuario dell’Annunziata di Trapani.Un’attenzione particolare Tombarello dedica ai quattro mascheroni che pone sui due spallacci e sotto gli scolli, anteriore e posteriore, della corazza, motivo ricorrente nella decorazione tardo-rinascimentale. Una finta bandoliera a nastro, eseguita a sbalzo, percorre trasversalmente j le superfici anteriore e posteriore della corazza e si chiude sul davanti con una 1 fibula.II lembo del gonnellino e dei due spallacci è ornato da una guarnizione di frange a nastro (in lamina d’argento sbalzato e decorato da volute) che si slargano in punta per ospitare un elemento floreale dentro cui è applicata una pietra colorata.Nella marchiatura non compare l’anno del consolato dell’argentiere rispondente alle iniziali AM, Angelo (La) Monica, forse il 1766, lo stesso in cui furono eseguite le tre sciabole dello stesso Mistero (4.14.10.), marchiate con identica sigla AMC.Il gonnellino ha subito nel 1925 un’aggiunta laterale come indica l’iscrizione: 1925 PROMOTORE C. S.L’armatura è scomponibile in sei parti per consentire di «vestire» più agevolmente la statua.

La bandoliera va applicata sulla statua dell’aguzzino che percuote Gesù nell’ascesa al Calvario, con un flagello. E’ formata da una fascia d’argento a bordi sbalzati tra cui si sviluppa, senza soluzione di continuità, un motivo di volute fogliacee. Vi è applicato uno scudo ovale con manto e corona ducale, dove si legge: IN TEMPO DI PIETRO DI NOTO.La marchiatura consiste nella bulla della città di Trapani – corona, falce e lettere IUD – e nella sigla GCCI4, riguardante il console del 1814. L’identificazione di questi risulta dall’atto del notaio Marocca 1812, da cui si ricava che Giacomo Costadura fu consigliere nel 1812/13; stando alla consuetudine che il consigliere diventava console nell’anno successivo, si deduce che Giacomo Costadura fu console nel 1813/14, come conferma la sigla GCCI4.

La corona di spine di Gesù è formata da fili d’argento tempestati di spine sui quali sono impressi tre marchi: bulla della città di Trapani con le lettere DUI, le iniziali dell’argentiere M.T e la sigla del console illegibile.
Autore è il maestro Michele o Mariano Tombarello che eseguì l’armatura del soldato dello stesso Mistero (4.14.1.) e la corona di spine di Gesù del gruppo La coronazione di spine (4.11.2.). L’attività di Michele Tombarello è documentata dal 1756 al 1761, quella di Mariano al 1761.  Collegata alla corona, tramite un rudimentale filo metallico è una piccola aureola formata da un anello d’argento circondato da raggi disposti a gruppi distanziati. Due diametri si incrociano ad angolo retto all’interno del cerchio e segnano il centro dove è applicata una pietra colorata. Il solo marchio della città di Trapani, corona, falce e lettere DUI, impresso sull’aureola fa propendere per una datazione al primo trentennio del secolo XVII (1612-1631).

Nuova corona di spine con raggiera in oro 18 carati, del peso di più di un Kg, realizzata nel 2010 da Alessandro Fatini e Pierluigi Bindi, interamente lavorata a mano ed assemblata con la tecnica della elettro-fornatura dalla ditta «Linea Oro 2006» di Arezzo.
L’opera rappresenta il frutto di anni di offerte ricevute da parte dei trapanesi, del popolo dei Misteri in generale, e di tutti i consoli che si sono presi cura del Sacro Gruppo nel corso degli anni.
Alla corona è applicata un’altra realizzata con piccoli pezzetti di corallo, di antica fattura trapanese (sec. XVIII) nel cui supporto è incisa la seguente iscrizione: PER DEVOZIONE DI ANTONIO D’ALI’ SOLINA IN OCCASIONE DELLA NASCITA DEL FIGLIO GIULIO 4.2.1983.

Corona di spine, formata da fili d’argento con raggiera. Anno 1969

Il puntale acuminato è completamente decorato con motivi di foglie e volute, eseguite a cesello. Le else rispondono alla tipologia in uso nel sec. XVIII, riscontrata in altri gruppi dei Misteri, e in particolare ne La coronazione di spine (4.11.3.), e mostrano motivi decorativi di gusto barocchetto. Furono eseguite nel 1755 come attesta l’iscrizione: IN TEMPO DI GIUSEPPE LI CAUSI 1755. In quell’anno era console degli argentieri un maestro rispondente alle iniziali AM, Angelo (La) Monica: la data incisa sul manufatto conferma il dato documentario relativo al consolato di Angelo La Monica del 1754/55.Del maestro si sa inoltre che fu deputato nel 1761/62 e ancora una volta console nel 1764/65.Per l’argentiere che esegui il pezzo, Ottavio Martinez, maestro molto stimato ed apprezzato, i documenti consultati indicano tre consolati: 1743/44, 1747/48, 1749/50 (cfr. 4.14.5.).

La lunga catena parte dal collo di Gesù e arriva nelle mani del soldato che lo precede nell’ascesa al Calvario. Come in altre catene ogni maglia è bollata con il marchio della città di Trapani, corona, falce, e lettere DUI. All’ultima maglia viene applicato un ciondolo in filigrana d’argento provvisto di frange. Anche se mancante dei marchi del console e dell’argentiere, il manufatto sembra riferibile al sec. XVIII epoca in cui fu eseguita la maggior parte degli ornamenti del Mistero.

Opera di pregevolissima fattura, in lamina d’argento sbalzata, cesellata e martellata, è stata eseguita dall’argentiere trapanese Ottavio Martinez nel 1751, sotto il consolato di Matteo Buzzo. Le sigle OM e MBC, impresse sul manufatto, con la bulla della città di Trapani, confortate dalla documentazione d’archivio relativa agli argentieri Martinez e Buzzo, consentono una attribuzione certa. La data 1751 riportata nell’iscrizione posta nel punto di incrocio dei bracci della croce, oltre a precisare l’anno di esecuzione del manufatto, conferma l’indicazione di un documento d’archivio del 1756 (not. Fiorentino), in cui Matteo Buzzo viene citato come «console passato». Ampiamente documentata è anche l’attività di Ottavio Martinez, chiamato Ottavio Di Martino o Di Martinez nei documenti ufficiali del Senato di Trapani, mentre egli firma gli atti come Ottavio Martinez. La sua firma è posta alla fine dei Capitoli degli orafi e argentieri di Trapani del 1756, accompagnata dalla definizione «orefice console passato». Stimato ed apprezzato argentiere svolse una lunga attività che lo portò più volte a ricoprire la carica di console. Le sue iniziali con la lettera C si ritrovano fra l’altro sul paliotto d’altare con veduta architettonica del Museo Pepoli di Trapani (cfr. L. Novara, in Catalogo 1989, scheda II 172, fig.172), sul tabernacolo dell’altare della Madonna del Soccorso, nella chiesa omonima di Trapani (cfr. L. Novara, Abbellimenti… 1987, p.145), in una guantiera ellittica con due ampolline di vetro del palazzo Arcivescovile di Trapani (cfr. M. Accascina, I marchi… 1976, p. 194).Maria Accascina, che ha indicato la croce (I marchi… 1974, p. 194) come oggetto di «casa privata», senza far riferimento al Mistero cui appartiene, ha dato una errata interpretazione del bollo dell’argentiere che ritiene non identificabile poiché legge la sigla come OMG, al posto dell’effettivo OM. Un altro errore ha commesso il Mondello (Album artistico… 1901, BF m/s n.313) nel dire: «La profusione d’argento ben lavorato mi riconduce all’incisore Gaetano Parisi, che usò la pastosità del suo bulino nella decorazione della Croce portata dal Nazareno». Evidentemente il Mondello non ha visto o non ha saputo leggere i marchi e la sua è solo una tesi errata.Ottavio Martinez nel 1775 eseguì per questo stesso Mistero le parti in argento delle tre sciabole (4.14.10.).L’esperto argentiere martellò la lamina d’argento della croce e vi lavoro a sbalzo motivi simbolici alludenti all’ eucarestia: le spighe che indicano il pane, l’uva che indica il vino, inconsueto accostamento dei simboli dell’ eucarestia a quelli della passione.Le lamine d’argento, destinate a ricoprire le superfici anteriore e posteriore della croce di legno, sono completamente occupate da un motivo continuo di tralci di vite da cui pendono, alternativamente, grappoli d’uva e pampini. Le superfici laterali della croce sono invece decorate da una teoria di spighe binate, disposte a V, che si sviluppa per tutta l’altezza.Una cartella sagomata con cornice prodotta dalla combinazione di volute fogliacee e conchiglie è posta all’incrocio dei bracci della croce e reca la seguente iscrizione: OFFIC. MAGG. VITO SCARPITTA OFFIC. MIN. MICHELE GIGLIO – FRANCESCO GRADO – SALVO CANINO – FATTA: AN. 1751. Il manufatto, smontabile in più sezioni per facilitarne l’applicazione sulla croce di legno del Mistero, risulta per la fattura, l’eleganza e la raffinatezza dell’ornato una delle più pregevoli opere in argento realizzate dagli argentieri trapanesi.

L’elmo del soldato che precede Gesù nell’ascesa al Calvario, in argento liscio e martellato, è stato realizzato nel 1979 dall’ORAFO MESSINA NICOLO’, come recita l’iscrizione posta sul manufatto, dove pure si leggono i nomi dei consoli del popolo, a cui il gruppo appartiene: CONSOLI: F.P. ROMANO – G. SAVONA – E SERRAINO – A. TARTARO – A. MAGGIO – E SCONTRINO – V.BELLOMO – A. D’ALI’ – G. RUBINO.

Lo strumento di tortura viene sollevato con la mano sinistra dall’aguzzino che percuote Gesù, stramazzato al suolo durante l’ascesa al Calvario, per farlo sollevare. È formato da uno stelo principale da cui si diramano piccoli rametti appuntiti, tempestati di spine.Non reca alcun marchio ma è classificabile come prodotto dell’artigianato locale della fine del sec. XIX. 

Durante l’ascesa al Calvario la Veronica si avvicina a Gesù e gli asciuga il volto che rimane impresso sul panno. L’odierno drappo di seta con ricami eseguiti pochi anni or sono, reca al centro il volto di Gesù in lamina d’argento attorniato da simboli della passione, realizzati nello stesso materiale: una scala e una spada, una fiaccola, un acquamanile, tre croci, una corona di spine, tre chiodi, la luna e il sole, un gallo, un guanto e una brocca, tre dadi, una tenaglia e un martello, una scala.In basso una targhetta pure in argento, ricorda la data di realizzazione: PER COPERAZIONE DI MARCO CRAPANZANO 1852.Mancano di marchi.

Il manufatto mostra evidenti affinità per forma e fattura con i due pennacchi del gruppo La spogliazione (4.15.6.), eseguiti nel 1902. Reca incisa la seguente iscrizione: CASSETTIERE GIUSEPPE SORRENTINO. In una foto pubblicata nell’opuscolo edito nel 1938 dell’Ente Provinciale del Turismo di Trapani La processione dei Misteri a Trapani, il pennacchio del tribuno è ancora di piume. Se si ritiene la foto contemporanea alla pubblicazione, si può ipotizzare che il manufatto d’argento sia posteriore al 1938.

Ottavio Martinez è l’artefice delle parti in argento delle sciabole destinate a Simone Cireneo e ai due aguzzini: le else e i puntali. Le else, in lamina d’argento, hanno la forma di una testa d’aquila dal lungo collo da cui sbalzano piccole penne. Due volute, in posa divergente, segnano il punto di congiunzione fra l’elsa e la lama (che è di legno) sulla quale si prolunga una conchiglia.

“La descrizione degli argenti, è tratta dal volume di : Annamaria Precopi Lombardo e Lina Novara, “Argenti in processione. I Misteri di Trapani” Marsala 1992
schede di Lina Novara 4.14.1 – 4.14.10, pp.161-174.”

Foto degli Argenti di Sandro Guastavino

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