L'Ascesa al Calvario

La Vara Ritrovata

TRAPANI: Due buoi tirano il carro della Madonna.

E’ la “varetta”, una miniatura artistica di un simulacro da processione, di proprietà del Ceto del Popolo, che nella processione del Venerdì Santo conduce il gruppo dei Misteri “L’Ascesa al Calvario”. Un vero e proprio gioiello di artiginato artistico trapanese che molti neppure conoscono e che i consoli del gruppo hanno recuperato dall’oblio mettendolo in esposizione nella sede di via Domenico Giglio, angolo Via Nunzio Nasi, a una decina di metri dall’ingresso della chiesa del Purgatorio sede dei Sacri Gruppi.
Un piccolo locale, vera a propria sede operativa di cui il gruppo si è dotato autotassandosi.

Tutti hanno versato la loro quota. I consoli in primo luogo, ma anche tanti collaboratori, persone indispensabili per l’addobbo dei Misteri e per l’organizzazione della processione. Ciascuno legato al suo gruppo. Ieri pomeriggio in occasione della scinnuta della “Vara” dell’Ascesa al Calvario molti anziani trapanesi avranno ricordato quando la varetta della Madonna veniva posta, più di 35 anni fa a far bella mostra, proprio nella via Nunzio Nasi, presso la “Casa del Vino” all’epoca gestita dall’indimenticabile capo Console Francesco Paolo Romano. La statua della Madonna sovrasta un cocchio in argento, con dentro un angelo. Il cocchio è trainato da due buoi appena abbozzati, con il bastìo in legno e le campane pure in argento.

La varetta è stata restaurata proprio per essere offerta alla visione di tutti i cittadini, per iniziativa dei consoli: Vito Dolce (Capo Console), Alberto La Porta, Carlo Cangemi, Carlo Sugameli, Vito Bellomo, Peppe Maurici, Pasquale Savona, Antonio D’Alì. Ma come lo stesso capo Console Dolce ha detto:

“determinante è l’apporto di quanti ci hanno collaborato: Michele Marino, Mariano Campaniolo, Tommaso Incamicia, Antonino Di Giovanni, Salvatore Guastavino, Antonino Romano, Michele D’Amico, Enzo Scontrino, Salvatore Corso, Umberto Strate, Gavino Gavini, Antonio Renda, Mario Mistretta, Antonio Schifano. Ciascuno ha contribuito non solo per la sede, ma sopratutto per il restauro conservativo della “varetta” eseguito dalla ditta Scalisi Maria. Queste iniziative – sostiene Vito Dolce – consentono di ricordare chi tanto ha dato ed oggi non c’è più e di ringraziare tutti coloro che con notevoli sacrifici, anche di carattere economico, hanno consentito alla nostra processione di vivere in maniera splendida per 400 lunghi anni”. Anche per questi motivi la processione del Venerdì Santo incarna fino in fondo l’anima dei trapanesi, senza alcuna distinzione di censo e di cultura.